A cura di Valentina Maggio
Educatrice Cinofila FISC e CSEN
La coprofagia, ovvero l’ingestione delle deiezioni, è un comportamento che preoccupa molti proprietari di cani e che spesso viene mal tollerato. Oltre possibile fastidio che può arrecare, questa abitudine può essere pericolosa per la salute dell’animale, soprattutto se adulto. Ingerire feci, infatti, espone il cane al rischio di contrarre parassiti intestinali o malattie di tipo virale.
Alla base della coprofagia possono esserci cause diverse: psicologiche, comportamentali, fisiologiche o patologiche. Comprendere il motivo per cui un cane adulto arriva a ingerire feci, proprie o altrui, è essenziale per affrontare correttamente il problema.
Cos’è la coprofagia
La parola “coprofagia” deriva dal greco: kopros significa “feci” e phagein significa “mangiare”. Si tratta dunque dell’ingestione di escrementi, che nel cane adulto può riguardare sia le proprie deiezioni (auto-coprofagia) sia quelle di altri cani (coprofagia intraspecifica) o perfino di animali di specie diverse (coprofagia interspecifica).
Sebbene possa apparire come un comportamento bizzarro, la coprofagia ha quasi sempre una causa precisa, che può essere di tipo fisiologico, comportamentale o legata a problemi di salute.
Tipi di coprofagia
In base alla provenienza delle feci ingerite, la coprofagia si distingue in:
- Auto-coprofagia, quando il cane mangia i propri escrementi;
- Coprofagia intraspecifica, quando mangia feci di altri cani;
- Coprofagia interspecifica, quando ingerisce feci di altre specie.
Quest’ultimo comportamento, sebbene possa sorprendere, non è così raro, soprattutto in contesti domestici condivisi con altri animali.
Perché i cani adulti mangiano le feci?
Le motivazioni possono essere numerose e non sempre facili da individuare. Vediamo le principali cause riportate nel caso dei cani adulti.
Problemi digestivi e gastrointestinali
Una delle cause più comuni è legata a disturbi della digestione. In caso di maldigestione o malassorbimento, il cibo può attraversare il tratto intestinale senza essere completamente assimilato, rendendo le feci ancora appetibili per l’animale. Il cane, trovandosi di fronte a deiezioni che contengono cibo parzialmente digerito, potrebbe ingerirle scambiandole per alimento.
Anche patologie gastrointestinali come gastriti o pancreatiti possono essere all’origine di questo comportamento. In alcuni casi, la coprofagia può essere associata alla pica (o allotriofagia), un disturbo che porta il cane a ingerire oggetti non commestibili come tessuti, sassi o plastica.
In passato si pensava che la coprofagia derivasse da carenze di vitamine o minerali, ma gli studi hanno smentito una correlazione diretta. Solo in alcune razze specifiche, come i cani nordici che digeriscono male gli amidi o i Beagle soggetti a carenze di vitamina B, sono stati osservati comportamenti legati a queste condizioni.
Un’altra possibile causa, seppur rara, può essere di tipo metabolico. Questo si verifica in animali gravemente denutriti o debilitati, le cui condizioni di salute risultano comunque allarmanti a prescindere dalla coprofagia.
Fattori educativi, stress e noia
Un’educazione inadeguata può favorire la comparsa della coprofagia. Ad esempio, l’errata abitudine di avvicinare il muso del cane ai suoi escrementi per rimproverarlo di aver sporcato in casa può indurlo a sviluppare un atteggiamento anomalo nei confronti delle feci.
Leggi anche: Educazione gentile del cucciolo
Anche la noia e la mancanza di stimoli mentali o fisici sono fattori scatenanti. Un cane che trascorre molte ore solo, senza occasioni di svago, passeggiate o interazione, può sviluppare comportamenti disfunzionali come quello dell’ingestione delle feci.
Alimentazione insufficiente
Nei cani che vivono in condizioni di scarsità alimentare o hanno accesso limitato al cibo, la coprofagia può rappresentare un tentativo di “recuperare” nutrienti non digeriti presenti nelle feci.
I rischi per la salute
Oltre a rappresentare un comportamento sgradevole, la coprofagia può esporre il cane a parassiti intestinali e malattie virali. L’ingestione delle feci può infatti aumentare la probabilità di contrarre vermi già presenti, come la giardia, o causare pseudo-parassitosi, ovvero falsi positivi agli esami coprologici.
Molte uova di parassiti, come quelle di ascaridi (Toxocara canis), tricuridi (Trichuris vulpis) o coccidi (Isospora spp.), sono resistenti nell’ambiente e possono attraversare l’apparato digerente restando infettive.
Come affrontare la coprofagia nel cane
Il primo passo è rivolgersi al veterinario per escludere problemi di salute. Attraverso una visita accurata ed eventuali esami specifici (coprologici o parassitologici), sarà possibile individuare la causa scatenante e agire in modo mirato.
1. Se la causa è alimentare
È opportuno verificare che l’alimentazione del cane sia completa, bilanciata e adatta per età, taglia e stato fisico. È utile anche suddividere la razione giornaliera in più pasti, per favorire il senso di sazietà e ridurre la ricerca di “cibo alternativo”.
2. Se la causa è comportamentale
In questo caso, l’obiettivo sarà arricchire l’ambiente e la routine del cane, fornendo stimoli adeguati sia fisici che mentali. Passeggiate regolari, giochi, interazioni e attività cognitive possono ridurre drasticamente comportamenti disfunzionali.
È inoltre importante evitare punizioni dirette o eccessive. Non bisogna sgridare l’animale se viene colto nell’atto, ma piuttosto prevenire l’occasione con una buona gestione ambientale.
Anche la tempistica nella raccolta delle feci può fare la differenza: meglio intervenire quando il cane è distratto, per non creare associazioni o emulazioni errate.
In alcuni casi, possono essere utili sostanze da aggiungere al cibo o da applicare direttamente sulle feci, in grado di alterarne il gusto e l’odore, rendendole sgradevoli all’animale. L’utilizzo di questi prodotti va sempre concordato con il proprio veterinario.
Conclusioni
La coprofagia nel cane adulto può avere origini diverse, e affrontarla richiede un approccio attento e personalizzato. Che si tratti di un problema digestivo, educativo o comportamentale, è fondamentale non sottovalutare il segnale, rivolgersi a un professionista e adottare strategie efficaci per tutelare la salute e il benessere del proprio amico a quattro zampe.